venerdì 7 ottobre 2011

Sussidi pubblici inneficaci

                                        
Saluto gli amici del blog di Beppe Grillo, mi presento, sono Marco Cobianchi e sono un giornalista, lavoro a Panorama e mi occupo di economia ho appena pubblicato un libro che si intitola “Mani bucate” è la prima inchiesta che è stata realizzata in Italia sull'incredibile mondo degli aiuti di Stato alle imprese private, soldi che, dalle casse dello Stato, finiscono alle casse delle imprese.
Non ci sarebbe nulla di male teoricamente, perché tutti i paesi del mondo aiutano con soldi pubblici le proprie imprese, però noi lo facciamo nel modo peggiore, perché finanziamo tutto, tutti ovunque per qualsiasi motivo, non c'è nessuna strategia, non investiamo assolutamente in innovazione, diamo soldi a fondo perduto, sgravi fiscali, incentivi di qualsiasi tipo a un'azienda che va bene, ma anche a un'azienda che va male, a un'altra che si deve strutturare, a due aziende che si devono fondere, oppure a un'altra che deve esportare di più. Non c'è nessuna strategia nell'uso dei soldi pubblici in Italia, né nell'uso dei fondi europei, né nell'uso dei fondi italiani e questo ha diverse conseguenze. La più importante è che i nostri aiuti pubblici alle imprese private, sono perfettamente inutili. Io per fare questo libro ho impiegato circa due anni e ho letto decine di migliaia di pagine di rapporti, di centri studi, studi della Banca d'Italia, di economisti della Corte dei Conti, magistrati e alla fine ho trovato forse la frase tra le centinaia che ho letto, la frase che meglio spiega il in motivo per il quale i soldi pubblici dati alle imprese private in Italia non servono a niente, è di Mario Draghi. Il Governatore della Banca d'Italia che dal primo novembre sarà governatore della Banca centrale europea, in un convegno tenuto a Via Nazionale nel 2009, di cui praticamente nessun giornale ha parlato, ha detto: “I sussidi alle imprese sono generalmente inefficaci, si incentivano spesso investimenti che sarebbero stati effettuati comunque, si introducono distorsioni di varia natura, penalizzando frequentemente imprenditori più capaci, non è pertanto dai sussidi che può venire uno sviluppo durevole delle attività produttive”. Un mese dopo aver pronunciato questa frase ha aggiunto: “Un'indicazione statistica fondamentale è che è più proficuo investire le risorse pubbliche nell'effettiva applicazione delle leggi, piuttosto che nell'erogazione di sussidi”. Credo che questa frase sia la pietra tombale sulla politica dei sussidi alle imprese private, Mario Draghi dice che non servono assolutamente a nulla. Ho cercato di raccontare il maggior numero possibile di casi esemplificativi, i casi più eclatanti, più incredibili, in cui i soldi pubblici sono andati alla criminalità, a imprenditori che dopo tre anni averli ricevuti hanno chiuso l'impresa e i soldi sono spariti, sono andati addirittura a delle famiglie ricchissime che abitano e vivono in altre parti del pianeta, a imprenditori che non avevano nessuna speranza di sopravvivere, a imprenditori che dicevano che avrebbero investito un certo numero di dipendenti, ne hanno assunti la metà, ma i soldi li hanno presi lo stesso ed è questo il motivo per cui Draghi dice che questi soldi non sono serviti a niente.

FIAT, 121 milioni di sussidi pubblici


Tra le centinaia di casi che racconto in “Mani bucate”, uno mi ha fatto sobbalzare sulla sedia, si tratta della Stm un'azienda italo-francese che ha ricevuto in un solo anno circa 1 miliardo e 124 milioni di Euro di sussidi pubblici, metà dei quali circa dall'Italia, e metà circa dalla Francia. Questi soldi sono serviti per cambiare il business della Stm,prima produceva memorie flash e questi soldi sono serviti per costruire insieme a altre due multinazionali dei pannelli fotovoltaici. Altri casi che mi hanno fatto sobbalzare sono i soldi alla FIAT, pensate che tra il 1999 e il 2000 la FIAT ha presentato all'Unione Europea ben otto richieste di aiuti pubblici, ognuno dei quali per decine di milioni di Euro. Alla fine la partita con l'Unione Europea è finita 5 a 3. 5 volte la FIAT ha vinto la partita con l'Unione Europea e 3 volte no. Uno di questi 5 casi in cui la FIAT ha vinto la sua partita con l'Unione Europea, si tratta della richiesta di aiuto per lo stabilimento FIAT di Foggia. L'Unione Europea ha cercato di capire meglio, di sapere perché la FIAT aveva bisogno di 121 milioni di Euro, la FIAT ha un certo punto rispose che aveva bisogno a Foggia fa più caldo che in Polonia dove voleva trasferire la produzione, inoltre a Foggia c'è più assenteismo e quindi il caldo e l'assenteismo hanno permesso alla FIAT nel 2000 di ottenere 121 milioni di Euro per lo stabilimento di Foggia, ma questo è soltanto uno delle centinaia di casi di aiuti pubblici che il Lingotto di Torino ha ottenuto nel corso del tempo e, soprattutto, racconto i finanziamenti alla ricerca e sviluppo che ha ottenuto la FIAT, di cui non si è mai parlato, solo l'ultima annotazione sulla FIAT, la stagione di Marchionne, amministratore delegato dal punto di vista dei sussidi pubblici, non è poi così diversa dalla stagione di Romiti.
Quante sono le imprese sussidiate? Nessuno lo sa, così come nessuno sa quanti soldi vanno alle imprese, perché lo Stato non è in grado di controllare, di verificare i soldi che concede alle aziende private, sotto le forme più diverse. La stima che faccio dei soldi pubblici dati alle imprese è di circa 30 miliardi l’anno, questa cifra riguarda sia i fondi europei che i fondi italiani che i 6 miliardi per le aziende che producono energia elettrica e che riceveranno 6 miliardi nel 2011, in totale una stima, secondo me addirittura conservativa, mi porta a ritenere che i soldi dati alle imprese siano all'incirca i 30 miliardi l’anno e quante sono queste imprese? Nessuno lo sa, c'è solo un numero ufficiale di 840 mila, sono le aziende che hanno ricevuto solo i fondi europei che sono però, attenzione, una parte addirittura trascurabile dell'intero ammontare di aiuti pubblici alle aziende private. 840 mila sono le aziende sussidiate tra il 2003 e il 2008, vuole dire che ogni anno con fondi europei 140 mila aziende italiane ricevono soldi. Una massa così incredibile di aziende che ricevono soldi dallo Stato, ovviamente pone un problema dei controlli. Qui regna il caos totale, perfino la Corte dei Conti che ha cercato di capirne di più su quest’argomento, ha dovuto arrendersi e ha parlato di una congerie di dati, provenienti dai vari Ministeri che suggeriscono questi fondi, che rendono impossibile sapere a chi vanno i soldi, quanti soldi di fondi pubblici italiani o europei e soprattutto come vengono usati e quali sono i risultati.
informazione.it

Pmi: un decalogo per prevenire l'inflazione

Pmi in allerta
: Le previsione economiche indicano un elevato rischio inflazione, per cui è fondamentale mettere in atto adeguate strategie e contromisure.

L'impossibilità di trasferire l'aumento dell'inflazione sui prezzi di vendita, per esempio, dovrebbe portare le aziende a prevenirne il danno con una formulazione del prezzo che indicizzasse in maniera preventiva i prezzi all'inflazione prevista. A tale scopo può essere utile seguire gli indicatori deflazionati, così da cogliere i trend dei vari mercati.

Fondamentale è poi monitorare spesso il posizionamento del prezzo, per evitare che la propria offerta vada fuori mercato o possa costituire un aggravio dei costi, diventando un'arma per sottrarre quote ai competitor.

Tra i vari suggerimenti, sperimentare l'elasticità del prezzo, l'utilizzo di materie prime sostitutive meno influenzate dall'inflazione e l'avvio di politiche di cross selling.

Dal punto di vista gestionale, andrebbe controllata la scontistica e valutata l'introduzione di driver di costo, utili per contabilizzare con precisione le singole voci della produzione.

Discorso simile per gli approvvigionamenti: monitoraggio dei costi delle forniture e sviluppo di una fase previsionale sull'inflazione. Importante è mantenere in contatto continuo tra l'ufficio acquisti e vendite così da poter reagire prontamente agli allarmi rincari.

Infine, si pone l'accento sull'importanza cruciale di intervenire sulla gestione finanziaria dell'azienda, a fronte del maggiore costo del denaro dovuto alle contromisure adottate dalle banche centrali contro l'inflazione: il rialzo dei tassi.

Consigli pratici da adattare al profilo della propria azienda, dunque, e da valutare e adottare in modo coordinato e organico, anche guardando ai competitor.
www.libreidee.org/

AUMENTO DI CAPITALE SOCIETARIO


Amministratore delegato
In genere, una società delibera un aumento di capitale a pagamento quando ha bisogno di liquidità per effettuare investimenti o per riprendersi da una situazione finanziaria negativa. le sottopone ad un vincolo di destinazione, non potendo utilizzare quest'ultime ad esempio per distribuire i dividendi.
Se l'aumento di capitale è fatto per permettere alla società di fare nuovi investimenti questo probabilmente in futuro farà aumentare il valore dell'azione e dunque ci sono le prospettive per investire e sottoscrivere nuove azioni.
Viceversa, se l'aumento di capitale serve per risollevarsi da una situazione finanziaria negativa è probabile che l'azionista decida di vendere i suoi diritti di opzione.

Aumento di capitale gratuito
Il capitale sociale è aumentato grazie alle riserve disponibili accantonate da utili. Ai vecchi azionisti sono assegnate gratuitamente nuove azioni, oppure viene aumentato il valore nominale delle loro azioni esistenti (in questo caso non c’è emissione di nuove azioni).
Aumento reale del capitale significa che in azienda vengono apportati realmente nuove risorse monetarie che vanno ad aggiungersi a quelle già precedentemente esistenti.........principalmente tramite l'emissione di nuove azioni,
il tutto si differenzia dall'aumento nominale del capitale sociale che avviene quando a capitale sociale vengono imputati utili conseguiti o riserve disponibili. Quindi la società non riceve risorse ulteriori ma ce li ha già a disposizione solo che, imputandole a capitale sociale.

Asset = attivo delle società

Come nasce un progetto: idea, approccio e impostazioni

Come prende forma un progetto? Ecco come nascono le migliori idee, il giusto approccio, le più efficaci impostazioni.
Dopo aver offerto una nostra personale definizione di progetto - nel suo significato e nelle sue componenti - passiamo ad approfondirne la struttura e cerchiamo di capire quali sono i passi che portano alla realizzazione di un progetto. Capire gli step è importante, perchè in ambito industriale esiste un'enorme potenziale di progettualità che troppo spesso resta nascosta o inutilizzata.
L'idea
Il primo punto di partenza è il proposito, in altre parole l'idea (che spesso nasce dall'osservazione): nel concetto di idea non è presente alcun riferimento a obiettivi e risorse ma solo al "disegno della mente" di qualcosa che ancora non esiste, raffigurazione di impulsi esterni spesso eterogenei e non associati ma già in possesso del project manager.
Alla comprensione segue l'elaborazione, e quindi la prima fase della struttura progettuale. Aumentare il numero di idee alla base di un progetto incrementa le possibilità di crescita e sviluppo dell' azienda per la quale si realizza.
Piuttosto che riuscire ad avere idee brillanti, dunque, è ancor più importante essere in grado di trasformarle in progetti vincenti: è questa la vera sfida di ogni imprenditore e di ogni organizzazione.
Definire un buon progetto richiede perciò che in azienda le idee nascano ma soprattutto che possano circolare (ascoltando e ascoltandosi), sia in maniera spontanea sia secondo schemi e procedure formali. Non esiste una ricetta sola: la "cassetta delle idee" ha fatto miracoli per alcune aziende, mentre in altre si è rivelata quasi inutile; le riunioni formali possono ridursi a momenti sterili o portare a idee che cambiano il destino di un'impresa.
Di solito, la nascita di un'idea è influenzata da una specifica esigenza dell'azienda. Tuttavia, è frequente il caso di idee (e quindi progetti) nati dalla condivisione di esperienze e prospettive di soggetti, anche non appartenenti alla stessa orbita industriale, o anche di modelli/soluzioni proposti da consulenti per trarne vantaggio competitivo. Ad esempio, mai rinunciare a prendere un caffè con colleghi, collaboratori e soprattutto con i clienti...!
L'approccio
Il passo dall'idea al progetto è tanto brave quanto critico. Dale Carnegie ha detto: «Noi tutti possiamo fare cose che nemmeno pensiamo di poter riuscire a fare. Ma se mai rischierai, mai conoscerai il tuo potenziale».Rischiare non significa buttarsi a capofitto ma avere la lucidità di valutare ogni idea e sapervi cogliere i primi cenni di un progetto.
Le idee vanno quindi pesate, attenti a non scartare nulla con superficialità ma neanche a restare accecati dall'emotività (ricordate come cantava Pino Daniele? Ogni scarrafone è bello 'a mamma soia…)  
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giovedì 6 ottobre 2011

I Pig, prendere o lasciare

Un signore, chiamato Pig, sta per fallire. Ha una grande idea. Per sopravvivere vende i suoi debiti, li chiama titoli di Stato. Molti li comprano, pretendono solo un piccolo interesse e la restituzione del capitale a termine del prestito. Il Pig ha trovato il sistema per vivere sopra i suoi mezzi. Continua a fare debiti e a venderli. Il suo bilancio familiare però peggiora e chi compra i suoi titoli, per cautelarsi chiede maggiori interessi. Il Pig è costretto ad aumentare gli interessi. Con il tempo la situazione diventa critica. I compratori del debito diminuiscono per paura del rischio. Il debito non è più tripla A menomeno, ma tripla B più più. Arriva il momento in cui il Pig non è più in grado di pagare gli interessi, i vicini del Pig, che gli hanno prestato la maggior parte dei soldi, non hanno alcun interesse a farlo fallire. Se fallisce perderanno ogni credito. Gli propongono perciò un prestito oneroso, lo chiamano bail out. Il Pig è costretto ad accettare per non fallire. Quando i soldi del prestito finiscono il Pig si ritrova a pagare più interessi di prima. Chi gli ha prestato i soldi ha solo guadagnato tempo ed è ora doppiamente a rischio, può perdere sia i titoli di Stato che il prestito del bail out.
Il Pig, tecnicamente un fallito, è quindi in grado di fare la voce grossa come se fosse lui ad aver prestato i soldi agli altri. Minaccia la ristrutturazione del debito. In altri termini, chi ha comprato i suoi titoli a 100 vedrà il loro valore dimezzato a 50 e il Pig si libererà della metà del debito senza che nessuno possa proibirlo. I creditori, sempre più preoccupati, non sanno che pesci pigliare. I titoli di Stato infatti, come quelli azionari di una qualunque società quotata in Borsa, possono perdere il loro valore. I creditori hanno in comune con il Pig la moneta. Un tempo il Pig usava la Dracma, ora l'Euro. Il suo comportamento mette a rischio il buon nome della moneta dei signori virtuosi che non hanno debiti o ne hanno pochi. L'euro non può essere compromesso. I vicini possono sbattere fuori dall'euro il Pig fallito e vedere sfumare per sempre parte dei loro crediti o continuare a finanziarlo con un bail out dopo l'altro. Germania, Francia hanno circa 250 miliardi di dollari di titoli greci e l'euro, a causa del Pig, sta perdendo valore rispetto al dollaro e allo yuan. Il Pig esce dall'euro e i suoi titoli di Stato diventano carta straccia. Vorrei trovare una logica o una morale, ma non ci riesco.

mercoledì 5 ottobre 2011

Pmi come difendersi dalla recessione

Proteggere le PMI dalla recessione
Nessuna formula magica, solo decisioni intelligenti. Ecco come si proteggono le PMI nell'economia odierna. 7 consigli pratici da applicare subito.
Le piccole e medie imprese di tutto il mondo stanno cercando di gestire l'attuale difficile situazione economica alla ricerca di una strategia anti-recessione che protegga il loro business.
La realtà è che combattere la recessione non è una magia, ma bensì l'adozione di principi di business fondamentali quali la gestione dei costi e investimenti intelligenti. In realtà, l'imprenditore saggio può posizionare la propria azienda in modo da crescere, anche nell'ambiente attuale. Quando l'economia si riprenderà, le aziende intelligenti che hanno ridefinito i processi interni e tenuto sotto controllo i costi si troveranno in un'ottima posizione per trarre vantaggio dalla ripresa. Le opportunità disponibili in un momento di crisi possono infatti aiutare a incrementare la propria quota di mercato quando la recessione finisce.
Ridurre i costi è fondamentale
Recessione o no, tagliare le spese e massimizzare i profitti è fondamentale. Dove iniziare? Dare un'occhiata a quattro aspetti dell'infrastruttura IT di un'azienda può portare a risparmi significativi.
1. Salvaguardarsi dalle perdite. L'azienda si avvale di tecnologia che utilizza i dati di proprietà dell'impresa. Immaginiamo per un secondo il costo di perdere tutti i dati clienti. Il 70% delle piccole imprese che sperimenta una perdita significativa di dati chiude entro un anno - ecco un costo che non ci si può permettere. E' il moneto di assicurarsi di disporre di un backup adeguato dei dati e di policy di protezione per sistemi, rete e dispositivi. Il cloud computing ha aperto numerose opzioni per garantire la sicurezza dei dati senza preoccuparsi della vulnerabilità di perdite o malfunzionamenti dell'hardware.
2. Green è green. Ci sono stati significativi avanzamenti nei dispositivi IT efficienti da un punto di vista energetico che possono offrire notevoli risparmi. Gestire computer e server in rete probabilmente costa in elettricità tanto quanto l'intera illuminazione dell'ufficio. Nel momento in cui si sostituiscono le macchine, è importante cercare sistemi efficienti. Poche modifiche al parco macchine possono ridurre in modo significativo i costi operativi.
3. Consolidare. La tecnologia di virtualization può ridurre la quantità di hardware utilizzata e offrire addirittura migliori performance, rendere la rete più efficiente e ridurre i costi. E questi risparmi sono indipendenti dagli ulteriori tagli alle spese garantiti da minori consumi energetici per alimentazione e raffreddamento garantiti da un numero inferiore di server e storage array.
4. Considerare il Total Cost of Ownership. Il TCO è stato un mantra per molti anni, ma la realtà è che i costi dei dispositivi IT non si limitano all'hardware. Infatti, per ogni Euro speso sull'hardware, le aziende pagano €4 per gestione e manutenzione. Come risolvere questo problema? Rivolgersi a offerte software-as-a-service (SaaS) o servizi Web-based per mantenere una gestione ottimale e ridurre i problemi. Inoltre, si paga solo ciò che si utilizza, invece di spendere in licenze pluriennali, riducendo così il TCO dei dispositivi IT. Infine, le aziende tendono a tenere gli stessi sistemi per più tempo, ma prolungare questo comportamento per troppo tempo può essere controproducente. Collaborare con il vendor può aiutare a pianificare la gestione del ciclo di vita delle macchine.
Investimenti intelligenti sono sempre validi
Anche se focalizzati sulla riduzione dei costi, è importante ricordare che oggi è il momento ideale per effettuare investimenti mirati per il futuro. Ecco tre considerazioni:
1. Massimizzare il cash flow. La tecnologia è necessaria, più che mai - infatti gli investimenti in IT consentono di automatizzare e rendere l'azienda più efficiente. Nonostante l'economia e le condizioni del credito vi sono svariate interessanti opzioni di leasing e finanziarie.
2. Investire nella tecnologia giusta. I dipendenti sono più mobili che mai, è possibile trarre vantaggio da questo e fornire loro laptop, o anche netbook, offrendo massima flessibilità e garantendo all'azienda produttività. Se non è possibile acquistare nuovi computer, piccoli investimenti in aggiornamenti possono aumentare le prestazioni. Per esempio, aggiungere da 1G a 4G di memoria per €30 può aumentare le performance del 25%. E i dischi esterni sono oggi molto convenienti: non solo aumentano lo spazio di storage ma salvaguardano da perdite di dati.
3. Siete amanti dell'IT, NON degli esperti. Considerando quanto l'impresa sia dipendente dalla tecnologia è importante pianificare per evitare problemi e disporre del supporto necessario. Anche i servizi gestiti sono da considerare, possono ridurre il downtime fino al 49% e vengono offerti a prezzi realmente abbordabili.
Non ci sono protezioni magiche dall'attuale recessione, ma ci sono scelte intelligenti da fare per differenziarsi dalla concorrenza. Una valida strategia IT può contribuire alla riduzione dei costi oggi e a realizzare un'infrastruttura IT solida per il futuro.
PMI

martedì 4 ottobre 2011

La Russia in stallo

Il Pil russo ha subito un rallentamento che ne ha fissato la crescita al 3,4% nel secondo trimestre dell'anno a differenza di alcune economie emergenti: India (8,2%) e Cina (9,6%) in primis, almeno stando alle valutazioni espresse dal Fondo Monetario Internazionale.
Tutto ciò significa che la Russia economica, è rappresentata da un terzo da idrocarburi essendo la principale fonte di introiti per poter soddisfare il fabbisogno statale annuo del paese, quindi se il prezzo del petrolio continua a scendere, i conti dello stato subiranno un peggioramento. L’andamento dell’economia russa dipende molto dalle quotazioni del petrolio. Visto che il prezzo dell’oro nero è verosimilmente destinato a scendere dopo il massimo di 147 dollari toccato negli scorsi mesi, in un simile scenario quali sono le prospettive della borsa russa?

Chi comanda il mondo

CONFIGURAZIONE DEL SISTEME DI POTERE .
ELOGARCHIE : COMANDO = BANCHE
TECNOGRAZIE : GOVERNANO = STUDIOSI ESPERTI DEL SISTEMA PIRAMIDALE
VENDITORI : POLITICI ISTRUITI SUL PRODOTTO
POPOLO : VOTANTI AI POLITICI

Tassi e mutui




Chi deve prendere un mutuo nei prossimi giorni probabilmente esulterà sapendo che la BCE, a breve, potrebbe prendere tagliare il tasso di sconto, abbassandolo dall'attuale 1,50%.
Bene, purtroppo tale entusiasmo non si tradurrà nella realtà, perchè i tassi dei mutui delle banche italiane sono in aumento. E la previsione è che aumenti lo spread sull'Euribor.
Perchè questo?
Innanzi tutto un paio di note tecniche.
Oggi come oggi i tassi dei mutui hanno come riferimento l'Euribor (in genere a 3 mesi) per i mutui a tasso variabile e l'IRS per i mutui a tasso fisso.
Sul sito Euribor.it si possono trovare tali tassi.
Bene, attualmente il tasso per l'Euribor a 3 mesi è del 1,55% e l'IRS a 20 anni è del 2,96%.
Quindi se dovremmo rifarci agli spread di qualche mese fa, pari a circa 1-2%, che rappresentano il guadagno della banca, arriveremmo a tassi di circa 2,70 per il variabile e 5 per il fisso.
In realtà i tassi offerti, a parte qualche eccezione o offerta, sono in media più alti.
Perchè questo?
Il motivo va cercato nel famigerato spread tra i bund tedeschi e i BTP italiani in costante aumento e nello sgonfiarsi della bolla immobiliare.
Facciamo tutti il ragionamento.
Il motivo dei tassi alti è il rischio fallimento dell'Italia, cioè il rischio insolvenza.
Le banche italiane sono piene, sature, di titoli italiani, quindi se fallisce l'Italia saltano anche loro.

E quando dico sature, intendo proprio sature. E capitemi, non è che le banche italiane siano particolarmente contente di comprare BOT o BTP, ma questi acquisti fanno parte di accordi e scambi tra politica e banche.
Le banche Italiane sono piene di immobili che hanno preso o dai privati facendo valere ipoteche su mutui non pagati, o da aziende che non hanno venduto, o capannoni industriali. Tali immobili non si possono gettare sul mercato a rischio di un crollo del mercato immobiliare.
E qui faccio presente che si tratta in alcuni casi, per le banche più grandi, di decine di migliaia di immobili.
Questo fa si che le banche italiane abbiano seri problemi a finanziarsi sul mercato interbancario. E chi gli presta i soldi glieli fa pagare tantissimo, ben oltre l'Euribor.
Quindi le banche italiane, a loro volta, prestano soldi a caro prezzo, scaricando tutto in termini di spread sui richiedenti mutui.
Voglio concludere con un commento sui tassi di interesse. In maggio le previsioni erano che entro Dicembre il tasso sarebbe arrivato al 2% e entro metà 2012 al 3%, che è il tasso standard della BCE.
Bene, nessuna di queste previsioni si avvererà.
Noi nel 2011 potremmo arrivare al paradosso economico di avere un'inflazione a oltre il 3,5% (dopo gli effetti dell'aumento dell'IVA, che avevo ampiamente previsto), e un tasso di sconto all'1%. Un tasso che non si potrà alzare per combattere l'inflazione, ma che dovrà rimanere basso per stimolare l'economia e la crescita.

Pubblicato da William


Un futuro per l'unione europea


Si, sono d'accordo con ciò che dice
qui Soros.
Soros propone sostanzialmente un governo politico dell'economia in Europa, senza il quale l'Euro è destinato a fallire, sia per le debolezze intrinseche di alcuni paesi quali Italia, Spagna e Grecia, sia a causa dell'egoismo o della miopia di altri, quali la Germania.
Soros propone oltre a un ministero dell'economia europeo, anche un commissariamento europeo delle banche in difficoltà, e la possibilità di finanziarsi a basso costo dei paesi ultra indebitati.
Io, anche se le difficoltà sono enormi, così come i tempi, concordo nel merito.
1. Ministero economico europeo con armonizzazione delle politiche fiscali e chiusura definitiva dei rapporti dei paesi "paradisi fiscali". Tipo Montecarlo o le isole Cayman. Inoltre politiche fiscali come quelle irlandesi non andrebbero più tollerate.( tasse troppo basse )
2. Banche in difficoltà commissariate. Ricordiamoci che la politica francese e tedesca oggi nei confronti della Grecia dipende molto dalle proprie banche. Le banche tedesche e francesi sono fortemente esposte verso la Grecia. Se fallisce la Grecia le banche che hanno titoli falliscono e i rispettivi governi dovranno o nazionalizzarle o prestargli soldi per non farle fallire. In ogni caso usare soldi pubblici. Quindi questo problema andrebbe affrontato a livello europeo, armonizzando i controlli a livello continentale e finalmente dividendo l'attività di trader delle banche da quella di investimento.
3. Finanziamento a basso costo dei paesi in difficoltà. Se lo spread sui nostri titoli di stato aumenta troppo, non saremo più in grado di ripagare il nostro debito. E qui implicitamente ritornano gli Eurobond. Questi sarebbero garantiti da tutta l'eurozona e in special modo dai paesi finanziariamente più solidi. Quindi il tasso di emissione sarebbe molto basso, di poco superiore al TUS. Non dimentichiamo che a quel punto dietro l'emissione di Eurobond starebbero tutta l'UE e la BCE. Questo permetterebbe a Italia e Grecia di finanziarsi a basso costo facilitando le politiche di rientro del debito.
In definitiva le alternative sono: una maggiore integrazione europea, nel rispetto delle differenze, ma anche nel rigoroso rispetto delle regole, quale disciplinaperchè falsificare il bilancio come la Grecia non è ammissibile, oppure prima o poi la disgregazione dell'UE e la caduta dell'Euro saranno certe.

Pubblicato da William

lunedì 3 ottobre 2011

Le Banche come funzionano

Le banche                                                                                                                                           Sono istituti privati di deposito, e di credito.
I redditi
delle banche sono gli interessi sui crediti, e le commissioni specialmente quelli sui prodotti finanziari. Un esempio, da un deposito di un cittadino sul suo c/c, constatiamo dal meccanismo tecnico che la riserva di una banca è pari al 25% il valore del moltiplicatore è pari a 4, quindi il sistema bancario moltiplicherà x 4 volte ogni deposito iniziale di moneta esogena = cioè che viene da fuori il sistema. Quindi, nel caso di deposito iniziale di 5.000 la moneta complessivamente creata dal sistema bancario diventa pari a 20.000. 20.000 rappresenta cioè la somma che può essere complessivamente spesa attraverso il sistema bancario. Altro reddito bancario deriva da prestiti di denaro messo a disposizione dalla banca nazionale centrale a tassi che corrispondono all’Euribor, che moltiplicato per un coifficente bancario interno, spread (varia da banche a banche) risultato, essere il costo di quel denaro che stiamo ricevendo informa di mutuo TAEG costo effettivo annuo,TAN costo interessi.                                                                                                                                                                                                                Crisi bancaria
avviene quando il suo patrimonio non capitalizza più ( quindi non riesce ad avere utili da rinvestire. Una banca per non fallire deve rafforzare il suo patrimonio, capitalizzandolo: Banca al credito facile = fallimento non riesce più al rientro del credito, sfiducia da parte delle altre banche al prestito interbancario, sfiducia da parte dei correntisti sottrazione di liquidità, cioè chiudere il c/c. Per evitare che succeda, una banca deve aumentare il capitale sociale, capitalizzandone su gli utili, cessioni di attività, consolidare la propria crescita.Gli istituti bancari sono sotto il controllo della BCN. La proprietaria dell’euro. I sistemi di garanzia, sono sostanzialmente dei consorzi tra imprese bancarie che forniscono una tutela supplementare dei depositanti, provvedendo alla restituzione totale, o parziale delle somme depositate presso le banche associate insolventi.
Il d.lgs. n. 659 del 1996 ha introdotto nel Testo Unico bancario dell’UBI una nuova sezione, denominata “sistemi di garanzia dei depositi” la quale all’art. 96 prevede l’obbligo per le banche italiane di aderire ad un sistema di garanzia dei depositi. Il comma 4 di tale articolo precisa che tali organismi hanno natura di diritto privato e che le risorse finanziarie per il perseguimento dei loro fini devono essere forniti dalle stesse banche aderenti.                                                                               La crisi finanziaria e giusta per le banche altrimenti non riescono ad operare nel mercato creditizio L’euflazione e’ il giusto denaro per vivere senza che esista il debito.Chiamasi libertà sociale.
TAMMARO SEBASTIANO

domenica 2 ottobre 2011

L'oro opportunità d'investimento

I metalli preziosi offrono ancora ottime opportunità d'investimento in termini di diversificazione.
L’oro è in un mercato rialzista da dieci anni, l’aumento dei possessori privati di oro infatti sta crescendo sempre più velocemente, e recentemente le banche centrali nazionali di Messico, Russia, e Cina ed anche i fondi sovrani di stato, hanno acquistato oro per le loro riserve.
Inoltre, l’oro ha il tasso più basso di volatilità ( fluttuazioni ) annuale rispetto a tutte le altre materie prime, una protezione rispetto all’aumento dell’inflazione e una protezione naturale contro gli eventi geopolitici.
Il prezzo dell’argento tende ad essere più volatile, dato che questo metallo è più ciclico rispetto all’oro e oltre il 50% della domanda è ad uso industriale. Tuttavia l’argento sta iniziando a godere del supporto della ripresa della domanda industriale (in particolare per i pannelli solari). E condivide inoltre alcune caratteristiche difensive dell’oro ed è considerato come una protezione contro l’incertezza, l’inflazione e le svalutazioni monetarie.  
TAMMARO SEBASTIANO

Globalizzazione, ed il paradosso protezionismo autartico della Cina

Pechino spaccata tra lusso per ricchi e fame per i poveri: beni alimentari alle stelle e griffe di Stato. L'inflazione galoppa e minaccia il Pil
Pechino rifiuta la condanna del Wto: "il nostro protezionismo è legittimo". Ma dietro la facciata dello sviluppo, la Cina ha paura del commercio globale. L'import di lusso sottrae ricchezza al Paese, mentre esplode l'inflazione dei beni alimentari e cresce il divario tra ricchi e poveri: 180mila manifestazioni di piazza nel 2011 per protestare contro il caro vita.
La macchina economica cinese non è perfetta come sembra. Il vertiginoso ritmo di crescita del suo Pil (a 2 cifre da almeno 10 anni) non salva il Paese orientale dal fantasma dell'inflazione: il potere d'acquisto è sceso a maggio di oltre l'11%, dopo le performance negative di marzo e aprile 5 e 7%). Ne è simbolo eclatante il boom del costo della carne di maiale, elemento essenziale della cucina cinese, che a maggio ha fatto registrare un aumento record: oltre il 70% in più rispetto ad un anno fa. Non va meglio per il riso, prodotto indispensabile, eppure importato a costi salati e in quantità crescenti per rispondere al boom della domanda. Il cibo costa sempre di più nel paese più popolato del mondo (per ora).
I cinesi non restano a guardare. In un anno di fuoco per le relazioni sindacali, si sono registrate oltre 180mila manifestazioni di piazza contro il caro vita. Il Governo tenta di rimediare imponendo un calmiere ai prezzi, ma il mercato "semiufficiale" già viaggia oltre i tetti fissati dalle autorità. E a farne le spese è soprattutto la classe media, quasi del tutto sparita.
I guai culinari del popolino stridono con l'agiatezza dei ricchi. Il Governo di Pechino ha deciso di abbassare le tasse sui beni di lusso: l'intenzione è trattenere in patria il fiume di denaro che l'upper class cinese investe in capi griffati, auto di lusso e gioielli, rigorosamente importati. L'import galoppa, in Cina, tanto da registrare in febbraio un ritmo di crescita maggiore delle esportazioni. E' il segnale che qualcosa sta cambiando, a Oriente: la "fabbrica per il mondo" si sta trasformando in consumatore d'eccezione.
Il cambiamento, però, va controllato: per questo il Partito Cinese ha rifiutato la condanna del World Trade Organization, che su ricorso di Usa, Europa e Messico aveva denunciato le pratiche protezioniste di Pechino. Il commento del Ministero del Commercio cinese è impeccabile: "anche se le misure hanno qualche influenza sui consumatori locali e stranieri, sono in linea con l'obiettivo del Wto di promuovere lo sviluppo sostenibile''. E rivendica la legittimità dei dazi su bauxite, magnesio, silicio, fosforo giallo e zinco: materie prime dei prodotti tecnologici, ma anche di beni di uso quotidiano.
La Cina ha sempre più paura del mercato globale e chiude le frontiere: ma dentro i propri confini, l'economia sta sovvertendo gli equilibri sociali. Il "secolo cinese" si preannuncia affamato.

sabato 1 ottobre 2011

Le verità sull'abolizione delle provincie

Il Pd si astiene e ''salva'' le province. Di Pietro: ''Ha vinto la maggioranza trasversale della casta''
“Eliminare gli sprechi”, “cancellare gli enti inutili” eccetera, eccetera. Il governo e l'opposizione si riempiono la bocca di parole che fanno ben sperare. Ma poi quando i parlamentari votano è tutta un'altra storia. Così le inutili e costosissime province non si toccano. Con i voti contrari del Pdl e la decisiva astensione del Pd, la Camera ieri ha respinto la proposta di legge presentata dall'Idv.
Le opposizioni divise. Ed è subito polemica. Le opposizioni si ritrovano divise di fronte ad una norma di buon senso. Ma, si sa, è un problema di poltrone. Il Pd ne ha molte nelle varie province e rinunciarci potrebbe creare l'ennesimo psico-dramma democratico. A votare a favore, invece, oltre al partito di Antonio Di Pietro, anche il Terzo Polo di Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini
Il voto. In particolare, la Camera ha respinto in prima battuta l'articolo 1 della proposta di legge costituzionale che abrogava parzialmente l'articolo 114 della Costituzione, cancellando la parola «province» dal Titolo V della Carta fondamentale. I voti contrari sono stati 225, 83 quelli favorevoli, 240 gli astenuti. Il comportamento del Pd è stato decisivo: le province sono salve, per ora.
Di Pietro furioso, Casini deluso. “Si è verificato un tradimento generalizzato degli impegni e dei programmi elettorali fatti da destra a sinistra” ha dichiarato a caldo Di Pietro. “Tutti hanno fatto a gara nel far sognare gli italiani sul fatto che si sarebbe tagliata la casta eliminando le province e poi non hanno mantenuto gli impegni. In aula si è verificata una maggioranza trasversale: la maggioranza della casta”. Ma contro il Pd si scaglia anche Casini: “Mi dispiace molto perché il Pd ha perso l'occasione per fare una cosa saggia, visto che se avessero votato a favore il governo sarebbe andato in minoranza”.
Le giustificazioni del Pd. Ma Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, respinge le accuse: “Non ci facciano per favore tirate demagogiche, noi abbiamo una nostra proposta che prevede di ridurre e accorpare le province ma bisogna anche dire come si fa, perché le province gestiscono un certo numero di cose importanti, come ad esempio i permessi per l'urbanistica”. E tanti, troppi soldi.
TAMMARO SEBASTIANO

Tasse alle imprese: In Italia le più salate

Le imprese italiane sono le più tassate, con un carico fiscale che arriva al 58% per le società per azioni contro il 29% delle imprese spagnole. Lo rivela uno studio di Confindustria-Deloitte.
Tasse: sono le imprese italiane quelle che pagano di più in Europa. A confermare ancora una volta l'amara sentenza è l'indagine Confindustria-Deloitte sulla tassazione delle imprese nel Vecchio Continente, "Imposizione societaria, regimi fiscali a confronto".
Una società per azioni nel nostro Paese può arrivare a pagare anche il 58% dell'imponibile in tasse, praticamente il doppio rispetto all'imposizione fiscale dei colleghi spagnoli (29%) e comunque una percentuale molto più alta di quella applicata in Germania o nel Regno Unito.
«L'imposizione fiscale complessiva in rapporto al reddito imponibile (effective tax rate), ha evidenziato il rapporto, è decisamente superiore in Italia (58%) rispetto alla Germania (43%), al Regno Unito (40%) e alla Spagna (29%)».
E il calcolo sul significato di questa ricerca è piuttosto semplice: «una società italiana con 380 mila euro di utile netto ne avrebbe guadagnati ben di più, circa 600 mila, se avesse avuto sede a Madrid».
Confindustria torna quindi alla carica proponendo soluzioni concrete ad un tale salasso alle imprese, sollecitando una riforma che vada ad alleggerire il peso del fisco su «chi tiene in piedi il Paese».
Meno tasse significa infatti avere più utili e quindi imprese più competitive sul fronte internazionale. Fa peggio di noi solo la Francia con un carico fiscale complessivo del 60%, derivante soprattutto dall'indeducibilità del compenso corrisposto ad amministratori esterni all'impresa. Ma secondo gli esperti le «scelte aziendali diverse» effettuate dai francesi avrebbe comunque reso il loro regime fiscale meno penalizzante rispetto a quello italiano.
Anche prendendo in considerazione la tassazione del reddito in capo ai soci dell'azienda per l'utile distribuito dalla società si conferma l'arretratezza dell'Italia rispetto agli altri Paesi. In particolare, ipotizzando una distribuzione del dividendo al 50%, l'imposizione fiscale sul socio sarebbe pari al 71% in Francia, al 66% in Italia, al 47% in Germania, al 38% in Gran Bretagna e al 27% in Spagna.
TAMMARO SEBASTIANO

Barroso: Eurobond e politiche comuni per salvare l'Europa




Barroso sullo strategie-anti crisi: spazio agli Eurobond, la Grecia resterà nell'euro e e l'Europa avrà una politica economica comune.
Rilancio dell'Euro per sconfiggere la crisi finanziaria dei Paesi Ue, una potente iniezione di fiducia nell'Europa ed una ricetta: «completare l'unione monetaria con un'unione economica». Così il presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso nel suo discorso davanti al parlamento di Strasburgo. Non solo «la Grecia è e resterà nell'Euro», ma verrà anche messo a punto un progetto per gli Eurobond. Il tutto, ricordando il potenziamento del Fondo salva Stati ed il ruolo centrale della BCE per la crescita. E non solo. Perchè, detto chiaro e tondo, la crisi è finanziaria, economica e anche politica.
Un messaggio rivolto in primis a Germania, Francia e Italia, in risposta alle critiche di scarsa coesione dei leader della moneta unica. Dalle parole ai fatti: la prossima settimana la Commissine presenterà un unico e coerente progetto completo per rendere più solide la cooperazione e l'integrazione dell'Europa, soprattutto di Eurolandia.
Quanto alla Grecia, Barroso ha ripetuto che la permanenza di Atene nell'Euro non è in discussione. La Grecia resterà nell'Euro, e rispetterà gli impegni. L'Europa intanto studierà le misure per rafforzare e rendere più flessibile il Fondo salva Stati per poi puntare sul futuro Esm, Meccanismo Europeo di Stabilità.
Quanto agli Eurobond, anche qui la Commissione si è impegnata a presentare alcune opzioni per le prossime settimane. Per Barroso dovranno essere degli "stability bonds" ovvero essere disegnati «per ricompensare quelli che rispettano le regole e scoraggiare quelli che non le rispettano».
E arriviamo al capitolo Finanza. In merito alla nuova Tobin Tax, da cui si attende un gettito di 55 miliardi l'anno, Barroso ha fatto una precisazione politica: «negli ultimi tre anni gli Stati, o per meglio dire i contribuenti, hanno garantito assistenza e fornito al sistema finanziario 4,6 mila miliardi di euro: è ora che il settore finanziario restituisca il contributo alla società».
Tutte queste proposte saranno meglio definite nei prossimi giorni, quando prevedebilmente sui singoli capitoli di questo piano europeo si scatenerà il dibattito.

Cassa Integrazione Guadagni

La cassa integrazione guadagni (CIG) è un istituto previsto dalla legge, consistente in una prestazione economica (erogata dall'Inps) in favore dei lavoratori sospesi dall'obbligo di eseguire la prestazione lavorativa o che lavorano a orario ridotto.
L'istituto è stato introdotto nell'
ordinamento per la prima volta con decreto legislativo del capo provvisorio dello Stato 12 agosto 1947, n. 869, che conteneva disposizioni sulle integrazioni salariali, poi ratificato con modificazioni dalla legge 21 maggio 1951, n. 498.
La ratio legis è quella di venire incontro alle aziende che si trovino in momentanea difficoltà, sgravandole in parte dei costi della manodopera temporaneamente non utilizzata.
Integrazione salariale ordinaria per contrazione o sospensione dell'attività produttiva; per situazioni aziendali dovute ad eventi transitori e non imputabili all'imprenditore o agli operai; ovvero determinate da situazioni temporanee di mercato.
La durata massima della CIGO è di tre mesi continuativi, prorogabili trimestralmente per un massimo di 12 mesi in 2 anni.
A carico dell'Imps, è corrisposto nella misura dell'80% della retribuzione globale di fatto.
La cassa integrazione è pagata da ogni impresa con un contributo del 4,5% (3% se occupano meno di 50 persone) e da ogni lavoratore con un contributo del 0,6% e 0,3% se assoggettato a CIGS.Non vengono integrate nel salario le festività o la malattia, mentre viene computata la maternità.
Integrazione salariale straordinaria per crisi economiche settoriali o locali; per ristrutturazioni, riorganizzazioni o conversioni aziendali, Possono avere accesso alla CIG straordinaria soltanto le imprese che abbiano occupato più di 15 lavoratori nel semestre precedente la richiesta.
La ristrutturazione, riorganizzazione, o riconversione aziendale: la durata massima 2 anni consecutivi, prorogabili per due volte di 1 anno. Crisi di mercato, la durata massima 1 anno consecutivo, prorogabile di 1 ulteriore anno.
Restano esclusi apprendisti e collaboratori occasionali, o saltuari. Il
Ministro del lavoro può prorogare in via eccezionale tali termini se l'estensione del trattamento previdenziale consente concretamente ai lavoratori di trovare un nuovo posto di lavoro.
Il tetto massimo di durata complessiva invece è fissato in 3 anni nell'arco di 5 anni.
Viene detratta dall'integrazione salariale ogni attività lavorativa di ripiego svolta nel frattempo dal lavoratore, il quale deve darne comunicazione alla sede provinciale dell'Imps. La mancata comunicazione fa venir meno l'integrazione.
I lavoratori cassaintegrati decadono inoltre dal beneficio se: non partecipano a corsi di riqualificazione professionale o di aaggiornamento. non accettano offerte di lavoro migliori o simili di quella precedente. rifiutano di svolgere attività lavorative di pubblica utilità offerte dallo Stato (in particolare queste attività, sono ammortizzatori sociali concessi dallo Stato, con un orario non minore di 20 ore settimanali e non maggiore di 8 giornaliere. Queste attività sono pagate per i giorni festivi e di malattia, ma non per assenze anche giustificate. Non si instaura alcun rapporto di lavoro tra lo Stato ed i lavoratori e non può durare più di sei mesi).

venerdì 30 settembre 2011

Contratto di lavoro a tempo determinato

Per la stipula di un contratto a termine (disciplinato dal D. Lgs. del 06.09.2001, n.368) sono necessarie alcune condizioni, senza le quali la clausola appositiva del termine deve considerarsi nulla con conseguente trasformazione del contratto in contratto a tempo indeterminato.

Il contratto a termine, se di durata superiore a 12 giorni, deve essere stipulato in forma scritta, prima o contestualmente all'inizio della prestazione lavorativa. Il termine può essere indicato in modo preciso o indirettamente (c.d. termine elastico: se la data è connessa ad un evento che si verificherà sicuramente ma non si sa esattamente quando, ad esempio al rientro di una lavoratrice in maternità o al compimento di un'opera o servizio).

Non esistono delle limitazioni a priori alla durata del contratto, ma il termine deve essere pattuito in modo coerente con la concreta ragione di assunzione dedotta nel contratto all'atto della sua stipulazione.

Le ragioni giustificatrici devono essere specificate in modo dettagliato, come ad esempio, l'acquisizione di specifiche commesse o la necessità di procedere ad operazioni di manutenzione ordinaria o straordinaria, di accelerare i ritmi di produzione in vista della scadenza di un termine di consegna di una determinata commessa, ect.

Ad ogni modo, al datore di lavoro è comunque vietato assumere a termine lavoratori presso unità produttive nelle quali si sia proceduto, nei sei mesi precedenti, a licenziamenti collettivi di lavoratori adibiti alle stesse mansioni cui si riferisce il contratto di lavoro a tempo determinato, salvo che gli accordi sindacali dispongano diversamente; il contratto sia stato concluso per sostituire lavoratori assenti o inserire i lavoratori in mobilità; il contratto abbia durata iniziale inferiore a tre mesi.

Inoltre, è vietata l'assunzione a tempo determinato per le aziende nelle quali sia operante una sospensione dei rapporti o riduzione dell'orario, con diritto al trattamento di integrazione salariale che interessano lavoratori adibiti alle mansioni cui si riferisce il contratto a termine; per le aziende che non hanno effettuato la valutazione dei rischi in materia di igiene e sicurezza sul lavoro.

Con il decorso del termine il rapporto di lavoro cessa automaticamente. A determinate condizioni, tuttavia, è possibile che il rapporto prosegua di fatto per un breve periodo di tempo (proroga) o che le parti si accordino per la stipulazione di una proroga del contratto iniziale o di un contratto a termine.

Nel caso in cui il rapporto di lavoro sia cessato al momento del termine illegittimamente pattuito o prorogato, il lavoratore che voglia far accertare la trasformazione del contratto a termine in contratto a tempo indeterminato può agire, a secondo dei casi, con azione di nullità parziale del contratto di illegittimità del licenziamento.

Proroga del contratto

La proroga è consentita se, anteriormente o contestualmente alla scadenza del termine, si sono verificate delle ragioni oggettive, anche prevedibili e diverse da quelle del contratto iniziale, che giustifichino la necessità di prolungare il contratto.

Il lavoratore dovrà in ogni caso continuare a svolgere la stessa attività lavorativa per Trasformazione a tempo indeterminato

Decorso il termine inizialmente fissato o quello prorogato, il datore di lavoro può continuare ad usufruire della prestazione del lavoratore per un breve periodo di tempo, senza che sia stipulato alcun accordo formale in tal senso, a condizione che la prestazione lavorativa sia compensata con una maggiorazione.

La proroga può avere una durata massima di: 30 giorni per i contratti di durata iniziale pari o superiore a sei mesi; 20 giorni per quelli inferiori a sei mesi.

Nell'ipotesi in cui il rapporto di lavoro dovesse proseguire di fatto oltre detti limiti di durata, il contratto si considera a tempo indeterminato a partire dal primo giorno di superamento del limite.

La stipulazione tra le medesime parti di più contratti a termine successivi è possibile a condizione che, tra la fine del precedente contratto e l'inizio del nuovo, trascorra un intervallo minimo di 20 giorni se il contratto scaduto aveva una durata superiore a sei mesi; 10 giorni per i contratti di durata pari o inferiore a sei mesi.

Se l'intervallo tra un contratto e l'altro è inferiore al periodo minimo fissato dalla legge, il contratto successivo si considera a tempo indeterminato; se, invece, il contratto a termine successivo è stipulato senza soluzione di continuità rispetto al precedente, il rapporto di lavoro si considera a tempo indeterminato fin dalla data di stipulazione del primo contratto.

Il rispetto dell'intervallo minimo è l'unica condizione che deve essere rispettata nel caso in cui tali contratti siano conclusi per lo svolgimento di mansioni diverse.

Qualora, invece, il contratto successivo sia concluso per lo svolgimento di mansioni equivalenti a quelle previste dal precedente, la durata complessiva del rapporto non può superare i 36 mesi. Ai fini del computo dei 36 mesi, devono essere conteggiati tutti i periodi di lavoro effettivo svolti tra le parti, prescindendo, quindi, dai periodi di interruzione intercorsi tra la cessazione del precedente rapporto di lavoro e l'instaurazione di quello successivo. Il superamento del limite dei 36 mesi comporta la trasformazione dell'ultimo contratto a termine in contratto a tempo indeterminato.

Allo scadere dei 36 mesi è possibile stipulare un ulteriore contratto a termine per lo svolgimento di mansioni equivalenti purché siano rispettate le seguenti condizioni: durata del contratto pari o inferiore a otto mesi o alla maggiore durata eventualmente fissata dal CCNL; stipula presso la DPL e con l'assistenza un rappresentante di una delle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale cui il lavoratore sia iscritto o conferisca mandato.

Il lavoratore e il datore di lavoro possono, in ipotesi di particolare gravità, recedere dal contratto prima della scadenza del termine. Il recesso può comportare, però, degli obblighi risarcitori in capo ad entrambe le parti.

È possibile che le parti decidano di recedere consensualmente dal contratto di lavoro: in questi casi il datore di lavoro è tenuto a comunicare la cessazione del rapporto al Centro per l'impiego competente entro 5 giorni dalla risoluzione del contratto di lavoro.

Il lavoratore può recedere dal contratto di lavoro a termine, prima della scadenza e senza preavviso, solo in presenza di una giusta causa, vale a dire di un fatto imputabile alla condotta del datore che non consenta la prosecuzione del rapporto. Al lavoratore spetta il risarcimento del danno nella misura della retribuzione che avrebbe percepito se il contratto avesse avuto la durata previsto.

Il datore di lavoro può recedere dal contratto di lavoro a termine, prima della scadenza e senza preavviso, in due ipotesi: giusta causa, o impossibilità sopravvenuta.

Per giusta causa si intende la presenza di un fatto imputabile alla condotta del lavoratore di gravità tale da rendere impossibile, neppure provvisoriamente, la prosecuzione del rapporto. Per impossibilità sopravvenuta si intende il verificasi di un evento che, pur se prevedibile, non era evitabile.

Ad esempio, è stato considerato legittimo licenziamento per impossibilità sopravvenuta il caso di un direttore generale di una società, costituita tra quattro istituti bancari con fine di realizzare una gestione unificata delle partecipazioni, che è stato licenziato a fronte del fatto sopravvenuto (costituito dalla uscita della società del più importante degli istituti bancari) che aveva impedito la realizzazione del piano industriale (Cass. 3 agosto 2004, n. 14871).

Manovra Finanziaria approvata 2011-2012

    IVA : Aumento aliquote dal 20% al 21 Significa che il nostro potere d’acquisto diminuisce, cioè aumentano i prodotti che acquistiamo, mentre le buste paghe rimangono ferme. Solo per Lavoratori dipendenti, mentre il possessore di P.I. a il suo effetto domino. Scandaloso.
    CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA’ : Chi ha un reddito d’irpef superiore ai 300.000 euro darà un contributo allo stato pari al 3%,fino al 2013 con clausola, prorogabile fino a pareggio di bilancio. Mi sembra una buona norma, ma invece del 3% almeno il 5%, chiamiamolo un contributo al sostegno …
    PENSIONI  : Aumento dell’età pensionabile di anzianità per le donne del comparto privato a partire dal 2014, aumento graduale con ritiro a 65 anni, ( con completamento al 2026 ). L'età pensionabile dice l’Ocse sta aumentando in quasi tutti i paesi, per le donne e per gli uomini. Entro il 2050, l'età media pensionabile nei Paesi dell'Ocse raggiungerà circa i 65 anni per entrambi i sessi. Molto interessante è l’accorpamento delle sedi imps.
    PENSIONI IN EUROPA : Belgio: 65 anni uomini e donne; Danimarca: 65 anni uomini e donne,
    innalzamento a 67 tra il 2024 e il 2027; Francia: 62 anni uomini e donne, aumento progressivo di quattro mesi l'anno dal 1 luglio 2011 (a regime nel 2018); Germania: 65 uomini e donne per i nati ante 1947, 67 anni uomini e donne con aumento graduale dal 2012 al 2019 a partire dai nati nel 1947; Regno Unito: uomini 65 anni, donne, graduale aumento fino a 65 anni dal 2010 al 2020. Previsto un aumento a 68 anni per tutti tra il 2024 e il 2046; Spagna: uomini e donne a riposo a 65 anni. Aumento graduale fino a 67 anni dal 2018 al 2027.
    ARTICOLO 8 : Saranno dunque possibili deroghe ( modifiche parziali ) alle leggi sul ( contratto di lavoro nazionale ). Questo aprirà la strada alla possibilità di stipulare contratti vantaggiosi per le aziende, e forse un po’ meno per i lavoratori, e di licenziare con più facilità. della manovra ( salve le neo mamme ).Obbiettivamente parlando la vedo un 50 & 50.TASSE AUMENTO : Meno agevolazioni ad eccezione delle cooperative agricole, verrà applicata una maggiorazione del 10 per cento dell’importo tassabile sulla quota degli utili destinata a riserva. Pertanto la quota di riserva indivisibile che viene assoggettata a tassazione passa dal 30 al 40 per cento per le cooperative ed i consorzi, e dal 55 al 65 per cento per le società cooperative di consumo ed i loro consorzi. La ritengo una buona norma.                                                                                                                                                                     TAGLI AD ENTI LOCALI : Grazie alla norma che prevede che il gettito della robin tax ( è una maggiorazione dell'aliquota IRES introdotta nel 2008 dal Ministro dell'Economia Giulio Tremonti quale misura etica per tassare gli enormi profitti dei petrolieri e degli speculatori accusati dei prezzi record del petrolio e della benzina raggiunti nel corso di quell'anno, con lo scopo di utilizzarli come forma di sostegno alle persone bisognose attraverso la "Social card", nota anche come "carta acquisti". In pratica, questa nuova tassa consiste in un prelievo una tantum sugli utili che i petrolieri, le banche e le assicurazioni hanno guadagnato dall’aumento del costo del petrolio con la speculazione sui prezzi delle scorte petrolifere. In particolare, con questo tipo di tassa, gli operatori sono obbligati a far emergere, nella gestione contabile delle scorte petrolifere, la plusvalenza, ovvero il guadagno realizzato dato dalla differenza tra il prezzo delle scorte di petrolio comprate e accantonate a prezzi più bassi e il prezzo di quelle poi vendute a valore di mercato cresciuto) venga destinata per intero agli enti locali, i tagli saranno alleggeriti di circa 1,8 miliardi di euro. Inoltre i comuni potranno alzare l’aliquota relativa all’addizionale irpef sino allo 0,8% e le regioni potranno portare sino all’ 1,4% l’ aliquota di addizionale irpef di pertinenza. La ritengo una buona norma.
    FESTIVITA’ : Alla fine le uniche festività accorpate alla domenica sono quelle del santo patrono. Infatti un emendamento ha recuperato in extremis le feste del 25 aprile, 1° maggio e 2 giugno. E’ una buona norma sotto l’aspetto economico produttivo, un po’ meno per chi ama i ponti festivi.
    RIDISIGNATA L’ORGANIZZAZIONE GIUDIZIARIA : Entro 12 mesi il governo avrà il compito di effettuare una nuova distribuzione degli uffici del territorio, prevedendo ove possibile, accorpamenti e chiusure di uffici. Gli uffici interessati saranno quelli del giudice di pace, sia le procure, sia gli organi giudicanti di primo grado. Introdotto anche l’obbligo per gli avvocati di inserire l’indirizzo di posta elettronica sia nei fax che negli atti processuali, oltre che una particolare sanzione per i magistrati e gli avvocati che non rispettano il calendario delle udienze. Mi sembra doveroso dare merito alla norma, accorpamento è cosa utile per burocrazia, ed cosa importante taglio alla spesa pubblica.
    GIUDICI TRIBUTARI : Leggermente rivista anche la norma che disciplina le cause di incompatibilità per i giudici tributari. In particolare la sola iscrizione all’albo non è motivo di esclusione dalle commissioni tributari, in quanto occorre anche che l’attività di libero professionista venga effettivamente esercitata. Viene previsto anche che i parenti di secondo grado del professionista non possano svolgere le funzioni di giudice tributario.
    LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE :
    Al fine di incentivare la lotta all’evasione fiscale da parte dei Comuni, con la segnalazione del potenziale evasore da parte del municipio viene stabilito che le entrate derivante dall’accertamento, vengono aumentate dal 50 al 100 per cento. In tal modo si spera di aumentare le entrate derivante dalla lotta all’evasione e di fare in modo di incrementare le risorse a disposizione dei comuni. Potranno beneficiare dell’intero gettito i comuni che entro fine anno avranno istituito il consiglio tributario comunale. Inoltre entro fine anno verranno stabiliti tramite Dpcm i criteri con i quali verranno introdotte le modalità per la pubblicazione on line delle dichiarazioni dei redditi. Per i contribuenti che hanno aderito all’ultimo condono iva viene disposta la proroga di un anno dei termini di accertamento ai fini iva. In merito ad operazioni o conti correnti “sospetti “ L’amministrazione finanziaria ha la possibilità di effettuare degli accertamenti su delle liste selettive che contengono dei nominativi segnalati dagli intermediari finanziari. Prima della manovra di ferragosto era possibile accedere alle informazioni bancarie solo attraverso un’ autorizzazione scritta firmata dal direttore generale o dal comandante della guardia di finanza. Vengono ridotte le soglie per le quali scatta la sanzione amministrativa penale pecuniaria ( pagare una multa ) in materia di reati tributari. In caso di dichiarazione fraudolenta ( per volontà della persona ) o di omessa dichiarazione la soglia di rilevanza penale si abbassa dai 77.000 euro ai 30.000 euro, mentre per quanto riguarda la dichiarazione infedele la soglia di rilevanza penale si abbassa dai 103.00 euro ai 50.000 euro. Inoltre per le grandi evasioni ( dai tre milioni di euro in su), viene eliminata la condizionale e quindi vi è la possibilità di un carcerazione immediata. Modifiche anche per quanto riguarda la prescrizione dei reati che passa dai 6 anni agli 8 anni ed inoltre viene previsto che il patteggiamento possa essere richiesto solo nel caso in cui venga estinto il debito fiscale. Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge n. 131 del 2008 procederà ad una verifica dei contribuenti che hanno aderito al condono tombale 2002 ma che non hanno pagato per intero il dovuto ( perché ad esempio hanno pagato la prima rata e non le successive). Le somme dovute dovranno essere versate entro il 31 dicembre del 2011, in caso di mancato rispetto di questo termine verrà applicata una sanzione del 50 per cento sull’importo dovuto e le posizioni del soggetto per gli anni oggetto del condono saranno oggetto di accertamento entro il 31 dicembre 2012. Per tutti i professionisti e le società che non superano i cinque milioni di euro di ricavi sarà possibile, in caso di violazioni fiscali, beneficiare di una riduzione del 50 per cento della sanzione amministrativa. Per beneficiare di tale agevolazione occorre che tutti i pagamenti siano tracciabili e che quindi non siano stati effettuati per contanti e che sulle dichiarazioni siano indicati gli estremi dei conti correnti. Se nell’arco di cinque anni verranno contestate ai professionisti iscritti in albi o ordini, quattro violazioni in tema di emissione di scontrino o ricevuta fiscale, verrà prevista la sospensione dall’ordine per un periodo che va da tre giorni ad un mese. In caso di recidiva la sospensione potrà raggiungere anche i tre mesi. Le società che per tre anni di seguito dichiarano bilanci in perdita saranno considerate non operative. Tramite interpello si avrà la possibilità di non vedere applicata tale disposizione. Le società che saranno considerate di comodo subiranno un aumento di 10,5 punti percentuali dell’aliquota Ires ( che quindi passa dal 27,5 per cento al 38 per cento). La tracciabilità delle transazioni oltre 2.500 euro, per chi non emette fatture o scontrini fiscali le sanzioni pecuniari saranno più rilevanti, fino a chiusura attività. Per gli evasori di redditi più di 3 milioni di euro, ma solo se l’evasione supera il 30% del fatturato, ci sarà il carcere con la condizionale. Quindi abbiamo maggiore controlli sull’ uso dei beni aziendali. La lotta all’evasione fiscale mi sembra una cosa buona, ma e un discorso che faremo in altra data, a mio avviso bisogna capire bene il concetto nel suo essere.
    MINISTERI : tagli per 6 miliardi di euro nel 2012 e 2,5 miliardi di euro nel 2013. Vedremo.
    PROVINCIE : Dimezzamento dei consiglieri comunali. Si poteva fare di più, vedremo.                       COMUNI : Accorpamento dei municipi, e niente giunte sotto i mille abitanti .
    IMPIEGATI STATALI : Possibilità del pagamento al Tfr entro 24 mesi, nelle uscite di anzianità ma non di vecchiaia. Ci può stare solo per una questione di privilegio.
    IL CAPORALATO : Il caporalato consiste in un’azione di intermediazione illegale tra datore di lavoro e braccianti agricoli da parte di questi mediatori, appunto definiti comunemente caporali.In pratica il caporale si occupa di organizzare le squadre di braccianti italiani e stranieri (ora perlopiù Rumeni, Polacchi e Bulgari), prelevandoli dai luoghi dove sono confinati (capanni, case occupate) molto spesso gestiti dagli stessi caporali; successivamente trasporta i braccianti con macchine o pullmini nell’azienda dove lavorano e torna a riprenderli a fine giornata; se svolge anche la funzione di capo-squadra, allora rimarrà presente sul luogo di lavoro a controllare i braccianti e ad incitarli o rimproverarli, a seconda delle richieste del datore di lavoro.Il punto è che i caporali per svolgere tali “servizi” trattengono una percentuale (solitamente il 20%) sulla già misera paga dei lavoratori, senza contare che spesso percepiscono anche una retribuzione dagli stessi datori di lavoro, e soprattutto quest’azione è un’azione illegale perchè permette al caporale di sostituirsi all’ente pubblico che dovrebbe occuparsi del collocamento, gli attuali Centri per l’Impiego. In tutto questo tram- tram il datore di lavoro riceve numerosi vantaggi perchè rivolgendosi al caporale evita di pagare contributi e spese amministrative necessarie per le assunzioni regolari, o per regolarizzare la posizione giuridica dei braccianti stranieri; il caporale, come abbiamo visto, prende una paga sia dal datore che sottraendola dagli stipendi dei braccianti e i braccianti, soprattutto migranti clandestini, come si può immaginare, ricevono solo svantaggi perchè non hanno alcun mezzo per rivendicare i propri diritti (dal momento che rivolgendosi al sindacato verrebbero licenziati in tronco e quindi dovrebbIn tutto questo tram- tram il datore di lavoro riceve numerosi vantaggi perchè rivolgendosi al caporale evita di pagare contributi e spese amministrative necessarie per le assunzioni regolari, o per regolarizzare la posizione giuridica dei braccianti stranieri; il caporale, come abbiamo visto, prende una paga sia dal datore che sottraendola dagli stipendi dei braccianti e i braccianti, soprattutto migranti clandestini, come si può immaginare, ricevono solo svantaggi perchè non hanno alcun mezzo per rivendicare i propri diritti (dal momento che rivolgendosi al sindacato verrebbero licenziati in tronco e quindi dovrebbero immediatamente tornare nei loro paesi) e sono costratti a subire ogni genere di abuso.




mercoledì 28 settembre 2011

Costituire un'azienda per fare impresa



Nel momento in cui un' azienda, che è un complesso di beni e persone, assieme creano impresa cioè produzione di beni e servizi, ottenendo un prodotto che verrà poi rivenduto sul mercato, inteso come la domanda.
Questa spiegazione e il risultato di una attività economica intenda a produrre ricchezza.

Chiamiamo capitale di costituzione l’insieme dei beni e di eventuali elementi immateriali ( prodotti finanziari ) che l’azienda ha a disposizione nel momento in cui inizia l’attività. Quindi la sua produttività, di beni o servizi.

Ditta individuale
.Caratteristiche: Imprenditore è una sola e medesima persona della sua attività economica-
Costituzione :  immatricolazione alla Camera di commercio e richiesta della partita IVA. Può successivamente essere convertita in società

Denominazione: L'attività economica porta ufficialmente il nome dell’imprenditore (che quindi è noto ai terzi), cui è possibile aggiungere un nome commerciale.
Patrimonio sociale: Tutto l'insieme dell'attività economica Il bilancio non è soggetto a pubblicazione.
Responsabilità dei soci: L’imprenditore è responsabile dei debiti dell’attività economica con l’insieme dei suoi beni, compresi quelli che ha acquistato con i suoi congiunti, se è in regime di comunione dei beni.
Amministrazione: Una grande libertà d’azione. L’imprenditore dispone, quale unico proprietario, della libertà in tutte le sue decisioni imprenditoriali. Ricorrendo alcune condizioni, si può tenere una contabilità semplificata.
Tassazione: I proventi dell’impresa saranno indicati e tassati nella dichiarazione dei redditi dell’imprenditore

Società                                                                                                                                                                                                      Caratteristiche: Creare una società è dare nascita a una nuova persona, giuridicamente distinta dal socio fondatore.
Costituzione: La creazione di società richiede formalità particolari: redazione, approvazione e registrazione di statuti, iscrizione in registri pubblici.
Denominazione: Trattandosi di una “nuova persona”, la società ha un nome (denominazione sociale), un domicilio (sede sociale) e ha un fondo minimo che costituisce il suo patrimonio iniziale per far fronte ai primi investimenti ed alle prime spese (capitale sociale). Nelle società di capitali (srl e spa) la proprietà non è conosciuta all’esterno.
Patrimonio sociale: L’impresa dispone di un patrimonio proprio.
L’utilizzo dei beni sociali a fini personali può essere perseguito come reato. Il bilancio è reso pubblico.
Responsabilità dei soci: In caso di difficoltà ed in assenza di gravi difetti nella gestione che potrebbero essere ascritti ai dirigenti, i beni personali di questi saranno al sicuro dai creditori dell’impresa, con l’eccezione della società in nome collettivo nella quale ciascun associato è solidalmente ed illimitatamente responsabile con la società; stessa cosa per la società in accomandita, ma solo per i soci accomandante.

Amministrazione: L’amministratore designato per rappresentare la società di fronte a terzi, non agisce in conto proprio, ma agisce in conseguenza ai poteri conferitegli. Deve dunque rispettare certe formalità quando deve prendere decisioni importanti. Dare attuazione alle strategie aziendali, e del gruppo, nell’ambito delle direttive fissate dal Consiglio,ed esercitare i poteri delegati. Amministratore delegato è un componente del cda ( consiglio d' amministrazione ) scelto per decidere le attività dell'azienda in tutto il suo contesto =Management.Amministratore Unico: L'amministratore unico opera in assenso di consiglio d'amministrazione, in quanto da solo ( presidente )
Tassazione: Il reddito delle società di persone (snc e sas) è tassato in capo ai soci. La srl e la Spa dispongono, in quanto società di capitali, di una propria personalità giuridica e sono quindi soggette a imposizione separatamente. Per lei, in quanto imprenditore, ciò significa una doppia imposizione, poiché il risultato dell’impresa è anzitutto soggetto a imposizione a livello della società quale utile dell’impresa e poi a livello del proprietario dell’impresa quale reddito (anche se con alcuni correttivi) Se ricorrono determinate condizioni, le perdite fiscali delle società possono essere dedotte dal reddito dei soci. Il bilancio di una impresa di capitale ne descrive il capitale ( conto economico = profitti e perdite ) il rischio d’impresa.                                                  Capitale sociale minimo S.P.A. è di (120.000 €) di cui almeno il 30%, cioè devono essere versati presso un Istituto di Credito al momento della costituzione e restano vincolati su un conto fruttifero fino all'omologazione della società. Il capitale sociale è diviso in azioni che spettano a ciascun socio in proporzione al capitale sottoscritto.                                                                                                                                                                           Capitale sociale minimo S.R.L. è di (10.000 €), di cui almeno il 30%, devono essere versati presso un Istituto di Credito al momento della costituzione e restano vincolati su un conto fruttifero.