domenica 30 settembre 2012

Il vero problema dell’economia italiana

 

22/09/2012 - Secondo il Wall Street Journal solo la ripresa del settore terziario potrà mettere in ordine i conti del nostro paese

Il vero problema dell'economia italiana




 


Il vero problema dell’economia italiana? E’ il terziario. Il settore dei servizi non riesce a riprendersi dopo la crisi, determinando le difficoltà complessive dell’economia del nostro paese, e la conseguente sofferenza dei nostri conti pubblici.
TERZIARIO IN CRISI - Il Wall Street Journal dedica un’analisi ai problemi economici dell’Italia, la terza economia dell’eurozona e il più grande dei paesi in crisi da debito sovrano. Dopo l’intervento della Bce lo spread è diminuito ed il governo Monti ha ripreso a respirare, ma le difficoltà del nostro paese non sono affatto risolte. Il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, rimarca al Wall Street Journal come nonostante quattro trimestri in recessione il settore industriale abbia retto la crisi. “Molte fabbriche hanno già raggiunto i livelli di produzione dell’anno precedente. Anche gli ordini di acquisto stanno crescendo, un segnale di rafforzamento produttivo.” L’industria però rappresenta solo un sesto dell’economia italiana. “Il settore dei trasporti, delle comunicazioni, del turismo, della vendita al dettaglio e dei servizi sociali stanno trascinando verso il basso il resto del paese. Sono questi i settori dove l’Italia è indietro rispetto ai partner europei”.
CORREZIONE DEL GOVERNO - Dopo mesi di attesa l’esecutivo tecnico di Mario Monti ha finalmente rivisto le previsioni di crescita del nostro paese. Nel 2012 il Pil italiano calerà di 2,4 punti, mentre per l’anno prossimo è prevista una diminuzione dello 0,2. Una valutazione ottimistica, visto che più di un’analista stima come più probabile un ulteriore calo della ricchezza nazionale poco sotto l’1%. Il rigore è stato difeso dal ministro del Tesoro e dell’Economia Vittorio Grilli, che ha ribadito come l’intenzione del governo sia evitare ulteriore indebitamento per l’anno prossimo. ” Il governo italiano ha corretto i conti pubblici alzando le tasse e spostando verso l’alto l’età pensionabile. Ora però bisogna far ripartire il settore dei servizi, altrimenti senza crescita i conti non saranno mai messi in ordine”.
PROBLEMA STORICO – Nell’analisi del Wall Street Journal si rimarca come il problema del terziario italiano sia iniziato molto prima della crisi finanziaria del 2008. In questo settore mancano sia capitale umano che investimenti. L’Italia è l’ultimo paese europeo per l’ aumento di produttività fornito dal settore informatico all’intero sistema economico. Questo ha provato che la crescita dell’efficienza dell’economia italiana sia stata tra il 1995 ed il 2004 di solo mezzo punto, mentre la Finlandia è cresciuta di 3 punti e mezzo. Secondo uno studio della Banca europea degli investimenti il grosso freno alla crescita italiana è costituito dalla scarsa innovazione e dall’assente aumento di produttività nei settori del turismo e della vendita al dettaglio. “La fiducia ed il dinamismo delle imprese sono un presupposto essenziale per la ripresa dell’economia. Faccio un esempio: a Roma si stanno diffondendo i mercatini delle pulce. Un segnale di quanto si sentano in difficoltà i consumatori. Le persone si sentono sempre più insicure, e preferiscono vendere i loro oggetti. ” Una dinamica che potrebbe avere un’influenza molto pesante sullo sviluppo economico dei prossimi anni.
SFIDA FUTURA - Fino ad ora le misure pro crescita del governo Monti sono state piuttosto blande, rimarca il Wall Street Journal. Il mercato del lavoro è stato reso meno rigido con la riforma Fornero, mentre l’esecutivo sta pensando ad agevolazioni fiscali per nuovi progetti infrastrutturali, in modo da stimolare la crescita. Secondo Giovannini queste iniziative sono ragionevoli. Per il presidente dell’Istat però è essenziale investire nella formazione, educazione superiore od universitaria e continuo aggiornamento durante la professione. “Il capitale non dovrebbe andare solo negli impianti industriali o nella costruzione della case. ” I tassi di interesse nell’ultimo decennio si sono ridotti significativamente grazie all’euro, favorendo così il credito alle aziende. Ma le imprese hanno preferito assumente persone con contratti a basso costo invece che concentrarsi sugli investimenti. Questi nuovi posti di lavoro così malpagati non hanno però dato un contributo significativo alla ricchezza nazionale, e sono subito scomparsi quando è arrivata la crisi. Per Giovannini la vera soluzione sono gli investimenti per risollevare il settore dei servizi, rafforzando sopratutto il capitale umano che ora manco. “La formazione è la scommessa che l’Italia deve vincere per poter ripartire”.